Recensioni: Corriere della Sera, Libero, Destra.it, La Stampa, Il Tempo, Il Borghese, Il Giornale d’Italia, Adn Kronos, Il Mattino, Secolo d’Italia e altri

CORRIERE DELLA SERA, 11 agosto 2017

La recensione è firmata dal caposervizio cultura Antonio Carioti.

LIBERO, 28 maggio 2017

Il quotidiano Libero ha dedicato al libro di Baldoni quasi una pagina, curata da Alberto Busacca.

DESTRA.IT, 19 giugno 2017

La recensione di Marco Valle sul sito “www.destra.it”

C’era una volta la Fiamma. Il libro di Adalberto Baldoni. Da leggere

MARCO VALLE

Ecco un libro importante. Un libro serio. Un libro amaro. È la “Destra senza veli” di Adalberto Baldoni, giornalista di razza, storico puntiglioso, missino DOC. Per i sentimenti del “piccolo mondo antico” Adalberto è un camerata. Punto.

Il problema è che Baldoni non solo è un uomo intelligente e sensibile, un intellettuale di vaglia, ma è anche un ricercatore puntiglioso e attento. Una colpa “gravissima” per la galassia un tempo “nera” che della smemorataggine, del rimuovere, del conformismo ha fatto un’abitudine, un “non stile”.

Adalberto tutto ricorda e tutto scrive. “Destra senza veli ” racconta — fondendo, cosa rara, accuratezza e ironia, profondità e levità — 70 anni e più della destra politica italiana. Ecco allora le battaglie (innumerevoli), le vittorie (poche), le delusioni (tante), le illusioni (troppe), le fregature (costanti) del variegato mondo della Fiamma, dei missini, degli extraparlamentari, dei demonazionali, degli alleanzini ed eredi vari ed assortiti. Ecco, poi, i protagonisti di una vicenda tribolata e di un partito scassato, litigioso ma fiero. I segretari (veri o mancati): Pino Romualdi, il vero “padre” del MSI, Almirante, De Marsanich, Mieville, Massi, Michelini, De Marzio, Cerullo, Rauti, Mennitti, Fini. Poi gli intellettuali (tutti eliminati o blanditi): Siena, Erra, Massi, Petronio, Tarchi. E, ancora, i deputati, i “federali”, ma soprattutto i ragazzi di Trieste e Bolzano, il ’68, gli anni di piombo. E i morti. I nostri santi morti.

Adalberto tutto ricorda e tutto scrive. Senza sconti. Adalberto nulla dimentica e poco approva. In “Destra senza veli” vi sono ben elencati gli errori gravi del passato, le schifezze di ieri e le incertezze dell’oggi. Il tutto con giusta severità, imbarazzando, ne siamo certi, gli sciocchi che trimpellano tra anniversari e finte mostre, i necrofori che si autocommemorano, i reduci dell’ultima ora. I noiosi, i nostalgici (?) e i trombati non ancora rassegnati.

Al tempo stesso, Baldoni dipinge un affresco giottesco. “Destra senza veli” ricorda la padovana Cappella degli Scrovegni, una narrazione di emozioni, sentimenti, pulsioni vive, autentiche. Tinte forti. Pagina dopo pagina, capitolo dopo capitolo, il lettore ritroverà il senso e il perchè di questa lunga avventura, di questa ostinata battaglia tutta italiana. Di questa lunga e sofferta “rivolta ideale” in nome della dignità nazionale, della giustizia sociale, dell’anticonformismo. Della libertà.

Il MSI (e dintorni) fu un movimento di popolo vero e onesto. Purtroppo mal guidato da capitani poco coraggiosi, da tribuni callidi, miopi e giovanotti felloni. Grazie, Adalberto per avercelo ricordato.

 

LA STAMPA, 28 marzo 2017

La recensione di Fabio Martini sul sito de “La Stampa”

Quegli incontri segretissimi tra Almirante e Berlinguer

I due leader si vedevano di nascosto alla Camera il venerdì sera per scambiarsi informazioni sugli opposti estremismi. Nel libro “Destra senza veli” di Adalberto Baldoni scene e retroscena inediti di 70 anni di storia dal Msi ad An, fino all’ attuale diaspora

FABIO MARTINI
Sul finire degli anni Settanta, in gran segreto, Enrico Berlinguer e Giorgio Almirante – leader carismatici del Pci e dell’Msi – iniziarono ad incontrarsi: di solito il venerdì all’imbrunire, quando alla Camera dei deputati non circolava più

nessuno, perché se si fosse saputo che quei due usavano parlarsi, la notizia avrebbe fatto scandalo. Militanti ed elettori del Pci e dell’Msi non avrebbero capito. Erano anni nei quali i parlamentari comunisti e missini non prendevano un caffè insieme neanche per cortesia e invece, ad un certo punto, i due leader cominciarono a vedersi. Siamo nel 1978-79 e personaggi così diversi si trovavano a condividere una comune preoccupazione: che il terrorismo brigatista e quello neofascista potessero infangare la credibilità di due partiti, Pci e Msi. Insidiando entrambe le denominazioni: le Br erano comuniste, i terroristi di estrema destra erano neo-fascisti. I due leader decisero di scambiarsi idee e informazioni utili ad entrambi. Perché negli anni Settanta, dopo aver tenuto per decenni nel proprio grembo spinte opposte, i due partiti si trovarono a fare i conti con la propria storia: per il Pci i brigatisti appartenevano all’ “album di famiglia”, come scrisse Rossana Rossanda; per l’Msi alcuni terroristi che sparavano per strada erano stati in “famiglia” sino a pochi mesi prima.

Tremila nomi
Gli incontri Berlinguer-Almirante sono tra i tantissimi episodi editi, inediti o poco conosciuti, contenuti nel libro “Destra senza veli”, scritto da Adalberto Baldoni (giornalista e scrittore di destra atipico, da sempre fuori dagli schemi), sulla storia dell’Msi e poi di An, fino all’attuale diaspora. Settecento pagine, un indice che comprende oltre tremila nomi (impresa da Guinness dei primati), il libro dà soddisfazione a chiunque voglia ritrovare dettagli e senso di una storia politica, soprattutto per una caratteristica: della lunga e vivacissima storia missina Baldoni non nasconde nulla, contribuendo a restituire l’originalità di una vicenda che ha coinvolto milioni di persone, ma è stata totalmente ignorata dalla stragrande maggioranza degli italiani, di più generazioni. Al netto di tante teste calde, di tanti picchiatori violenti e di qualche avventuriero, il libro – come scrive Gennaro Malgieri in una vibrante introduzione – racconta ”la storia di una passione civile come poche altre se ne sono viste”, perché ”la politica era davvero bella una volta”, “ci si incanagliva, affettuosamente e anche rancorosamente, girando attorno a tattiche e strategie”, tra militanti e dirigenti nostalgici di una storia autoritaria ma immersi in un contesto democratico che li induceva a ”confronti e scontri, lacerazioni, non di rado amori”, con le idee che ”illuminavano vite raminghe e soddisfatte ed accendevano giornali, libri, precarie case editrici”.

“Rosso e nero”
E proprio alla vivacissima produzione di cultura politica che fermentò in quel mondo ostracizzato e ghettizzato, il libro di Baldoni (edito dalla editrice Fergen, dei fratelli Gennaccari) dedica alcune delle pagine più originali. In quell’area politica fermentarono riviste, gruppi dai nomi bizzarri, il primo e irriverente “Bagaglino”, le vacanze militanti dei Centri Hobbit, il gruppo sportivo Fiamma, una miriade di radio, un giornale come il “Secolo d’Italia” fucina di bravi giornalisti ma anche di futuri politici, da Fini a Gasparri, da Urso a Storace. Appartengono a quel fermento anche iniziative originalissime e trasversali. Come il locale pop “Rosso e nero”, fondato nel 1966 dallo stesso Baldoni. Criticato dagli ambienti più conservatori dell’Msi, sull’onda di un grande successo, il locale (presto ribattezzato “Dioniso”) era frequentato anche da giovani di sinistra: sui muri l’immagine di Che Guevara si mischia a quella croce celtica, si esibiscono personaggi come Lucio Dalla, gruppi come l’Equipe 84, i Nomadi, i Pooh.

La foto simbolo del Sessantotto
Quella breve stagione di mischiamento destra-sinistra nella comune contestazione del “sistema” culmina nel Sessantotto: le prime occupazioni universitarie vedono protagonisti giovani di entrambe le parti politiche. Al punto che una delle foto-simbolo di quella stagione – quella che coglie un gruppo di ragazzi sulla scalinata di Valle Giulia a Roma – non ritrae, come comunemente si immagina, giovani di sinistra ma invece di destra, alcuni dei quali faranno parlare di loro, per diversi motivi: Stefano Delle Chiaie, Adriano Tilgher, Mario Michele Merlino, Guido Paglia. Nel libro si ripercorrono tutti i passaggi della storia delle destra italiana con un’attenzione ai personaggi più incisivi: i leader (Romualdi, Michelini, Almirante, Rauti, Fini) ma anche personalità che per le idealità e l’esempio hanno lasciato un’impronta: Mirko e Marzio Tremaglia, Beppe Niccolai, Teodoro Buontempo, Pinuccio Tatarella, Tomaso Staiti di Cuddia. Una storia, quella della destra italiana, finita nella diaspora. Una chiave per capire quella storia e una coesione persa forse per sempre, la offre Gennaro Malgieri: la destra si è dispersa perché caduta in azzardi politicisti, che hanno finito per perderla come comunità, perché, ”questa era la sua forza: una comunità di destino”, nella quale ”i principii dell’autorità, della gerarchia, il culto della memoria storica e del primato della politica, della lealtà e della fedeltà valevano più di ogni altra considerazione”.

http://www.lastampa.it/2017/03/28/italia/cronache/quegli-incontri-segretissimi-tra-almirante-e-berlinguer-7WI9vp70MDoU7XxHjg5xTI/pagina.html

 

 IL TEMPO, 1 marzo 2017

Sul quotidiano romano “Il Tempo” del 1 marzo 2017 a pag.8 è stata pubblicata questa recensione scritta da Antonio Rapisarda.

Altre recensioni

IL BORGHESE, aprile 2017

Riportiamo la recensione di Giovanni Sessa

BARBADILLO.IT, 8 aprile 2017

CENTROSTUDILARUNA.IT, 19 aprile 2017

Da decenni Adalberto Baldoni si dedica con passione ed acume storiografico alla ricostruzione dell’ambiente, delle scelte politiche, del dibattito teorico-politico della “Destra” italiana. Riteniamo che nella sua ultima fatica abbia conseguito il punto più alto del suo iter di ricercatore. Nella “Riflessione finale” del libro che ci accingiamo a presentare si definisce “un cronista scrupoloso e obiettivo alla ricerca della verità” (p. 684). In realtà, nelle pagine di Destra senza veli 1946-2017. Storia e retroscena dalla nascita del Msi ad oggi, da poco nelle librerie per l’editore Fergen (per ordini: fe.gen@libero.it, euro 22,00), ha mostrato di essere storico di vaglia.

Nelle oltre settecento pagine del volume, mette a disposizione del lettore una messe di documenti, sulla storia del Msi e di An, sterminata e la discute criticamente. Il libro lo si legge tutto d’un fiato: non è costruito esclusivamente sulle analisi obiettive, ma è animato da profonda empatia per l’oggetto indagato. A parere di chi scrive ciò non deve essere considerato un limite, al contrario! L’approccio empatico schiude aspetti insospettati alla saggistica scientifica, la arricchisce del vissuto personale, intenso e sofferto. Possono valere, quale acconcia introduzione a queste pagine di Baldoni, le parole che Beppe Niccolai spese per presentare un’altra sua opera “Il tuo libro, vedi, ha il pregio di farci pensare. E’ un merito grande, soprattutto perché ci porta dritti ad una considerazione di fondo: “dentro” di noi c’è il materiale per costruire, per incidere, per lasciare il segno, per tessere una prospettiva di cambiamento” (p. 427-428).

Il lettore deve aver contezza che Baldoni ricostruendo la storia dei settant’anni dalla fondazione del Msi ai giorni nostri, fornisce una risposta forte al cupio dissolvi dell’ultima classe dirigente della “Destra”. Fornisce strumenti essenziali per ricostruire una memoria storica condivisa, a beneficio delle nuove generazioni, deprivate di ogni riferimento valoriale e di significativi esempi da emulare. La narrazione non attraversa solo gli eventi politici, a muovere dal 1946, o le diverse tornate elettorali con la presentazione delle biografie degli eletti del Msi , ma propone i momenti salienti del dibattito ideologico interno, soffermandosi sulla nascita e l’affermazione del sindacalismo nazionale, sulle prime esperienze editoriali d’area, sull’impegno ecologista, sulle attività sportive del Centro Fiamma, sulla musica alternativa e la presenza femminile. Il volume è accompagnato da un ricchissimo apparto fotografico, composto da 250 immagini.

L’origine della Destra post-bellica è individuato nell’organismo, costituitosi attorno a Pino Romualdi, del “Senato”, che si occupò di coordinare le fila degli ex-fascisti nonché di chiudere con l’esperienza dell’ “Uomo Qualunque”. Il 3 dicembre 1946 si tenne a Roma, nello studio di Renato Michelini, padre di Arturo, una riunione in cui si decise di unificare i vari e dispersi gruppi, nel nascente Msi. Dopo la stesura di un programma in dieci punti che aveva per premessa un “Appello agli italiani”, il 26 dicembre venne ratificata la nascita del nuovo partito. E’ bene precisare che, per ragioni di opportunità politica, i padri fondatori sottolinearono il carattere postfascista (non neofascista) del Movimento. La propaganda fu affidata ai “giornali parlati” di cui, protagonista di primo piano, fu Almirante. L’autore registra, oltre alla nascita delle prime sezioni e al consolidarsi dell’organizzazione, l’effervescenza culturale degli organi di stampa. Si sofferma sulle prime esperienze elettorali, quella cruciale del 1948, durante la quale il Msi fu penalizzato dalla DC che si propose, con l’appoggio di Vaticano ed Usa, quale affidabile partito occidentalista. Il primo congresso si svolse a Napoli nel giugno del 1948. De Marsanich sintetizzò, nel motto “Non rinnegare, non restaurare”, le posizioni politiche che portarono alla prima Segreteria Almirante.

Le anime della destra entrista e della sinistra socializzatrice si scontrarono, dando luogo ad una convivenza difficile e, per certi tratti, ambigua, che condizionerà la storia del partito. Determinate fu l’incontro di alcuni giovani, tra i quali Paolo Andriani, Clemente Graziani, Fausto Gianfranceschi, Pino Rauti, Enzo Erra con Julius Evola. Il filosofo liberò i “Figli del Sole”, la corrente giovanile che a lui si richiamava, dal nazionalismo, insegnò loro la critica del comunismo e del trionfante americanismo, li immerse nel mondo valoriale della Tradizione e indusse il superamento dello sterile nostalgismo. Primo Siena, che apparteneva a quella pattuglia di giovani, aristocratici e rivoluzionari, riconobbe che i libri di Evola “offrivano ai giovani militanti[…]un senso superiore della loro battaglia” (p. 63).

Nonostante la centralità nel dibattito intellettuale, il messaggio di Evola sarà praticamente ignorato dalle classi dirigenti che si susseguirono alla guida del Movimento. Anzi, si tentò la via dell’inserimento e del condizionamento della DC, giungendo alla sciagurata decisione di tenere il VI Congresso Msi a Genova dopo aver concesso in Parlamento i voti a Tambroni e aver preso le distanze dal milazzismo. I tragici disordini esplosi nel capoluogo ligure e in altre città, diedero l’occasione a Moro di aprire a sinistra. Altra grande possibilità politica sprecata, in termini di alternativa al sistema, fu la contestazione: dopo aver partecipato alla battaglia di Valle Giulia, il 16 marzo 1968, l’intervento dei Volontari nazionali guidati da dirigenti del Msi per liberare l’università di Roma dai “cinesi”, infranse il tentativo di costruire l’“unità generazionale”. Nel 1977 il Fuan romano di Biagio Cacciola ci riprovò e, dopo la cacciata di Lama da “La Sapienza”, sui muri della Capitale comparvero scritte significative “Caradonna ’68, Lama ‘77”. L’autore del volume ed altri esponenti della giovane destra, avevano, fin dagli anni ’60, animato locali pop “trasversali”. Baldoni nel libro ricorda le atmosfere appassionate delle serate del “Rosso e Nero” e di “Dioniso” e consente al lettore di apprezzare il tratto dissacrante del cabaret degli “anarchici di destra”, di Cirri e Pingitore, creatori del mitico “Bagaglino”.

Un ambiente, quello giovanile, alla costante ricerca di nuove forme espressive, creative, stanco delle chiusure preconcette e aperto al dialogo. Tra gli anni ’70 ed ’80, tale tensione sfocerà nel “gramscismo” teorizzato dalla Nuova Destra, nei Campi Hobbit, nelle Radio alternative e nella produzione musicale. Questo fervore consentì ad un ambiente umano assediato di “resistere” e sopravvivere alla seconda tragica fase della guerra civile, riconoscendosi come comunità militante. Baldoni ricostruisce i depistaggi del regime, i vili agguati, gli atti di eroismo di troppi giovani che lasciarono sul selciato, assieme ai loro sogni, la vita. Un mondo che seppe resistere alla scissione di Democrazia Nazionale, sovvenzionata, si ricorda in queste pagine, da Silvio Berlusconi.

Il vento di Tangentopoli travolse gli uomini della Prima Repubblica e con essi, paradossalmente, il Msi, estraneo al sistema. Le nuove aggregazioni politiche furono, a destra, costruite sull’abiura ideale di un passato ancora gravido di futuro. Fiuggi e AN non chiusero semplicemente l’esperienza politica del Msi, sgretolarono una comunità umana. Uomini senza cultura né dirittura morale, beneficiari di una clima politico positivo, cavalcarono l’onda della protesta e costruirono le personali fortune (non solo politiche). L’abiura non ha prodotto che vuoto, il completo fallimento. I nuovi capi sono stati interpreti perfetti del motto di Luigi XIV: “Dopo di noi il diluvio”. Così è stato.

Nostro auspicio è che si esca quanto prima dallo stato attuale delle cose. Gli esempi umani e le idee che si traggono dalle pagine di Baldoni, ci auguriamo possano animare anche i prossimi settant’anni della nostra vita.

 

Giovanni Sessa è nato a Milano nel 1957 e insegna filosofia e storia nei licei. Suoi scritti sono comparsi su riviste e quotidiani, nonché in volumi collettanei ed Atti di Convegni di studio. Ha pubblicato le monografie “Oltre la persuasione. Saggio su Carlo Michelstaedter” (Roma 2008) e “La meraviglia del nulla. Vita e filosofia di Andrea Emo” (Milano 2014). E’ segretario della Scuola Romana di Filosofia Politica, collaboratore della Fondazione Evola e portavoce del movimento di pensiero “Per una nuova oggettività”.

IL GIORNALE D’ITALIA, 20 febbraio 2017

Riportiamo la recensione scritta da Cristina Di Giorgi

20/02/2017 11:47
Storia “senza veli” della destra italiana
Freschissimo di stampa, il nuovo monumentale lavoro di Adalberto Baldoni racconta vicende e retroscena dalla nascita del Msi ad oggi

Cristina Di Giorgi
Si arricchisce, con l’ultimo monumentale lavoro di Adaberto Baldoni, la copiosa bibliografia sulla storia della destra italiana. Il volume, intitolato “Destra senza veli 1946 – 2017” (Ed. Fergen, febbraio 2017), racconta settant’anni di passioni, battaglie ed avvenimenti ricostruiti, come nello stile dell’autore, con rigore e precisione. Anche in omaggio – si legge nella dedica – alle raccomandazioni di Ugo Franzolin sull’attenzione alla “verità dei fatti”, alla “scrupolosa ricerca delle fonti di informazione” e al “contatto diretto e continuo con gli eventi della vita”.

Si comincia dunque con la nascita, nel dicembre 1946, del Movimento sociale italiano, per poi passare alla politica dell’inserimento di De Marsanich e Michelini, alla stagione della Destra nazionale, agli anni di piombo, alla scissione di Democrazia nazionale, alla scomparsa quasi contemporanea, nel 1988, di Romualdi e Almirante. Poi gli anni Novanta, le segreterie di Fini e la parentesi di Rauti, la Seconda Repubblica e la destra di governo, la fine del Msi e la nascita di Alleanza Nazionale (1995), poi sciolta appena 14 anni dopo, per confluire nel Popolo della Libertà.
Ampio spazio è quindi dedicato alle vicende dal 2009 in poi (ricostruite attraverso le testimonianze dei protagonisti), che hanno portato allo “sfaldamento della comunità proveniente dal Msi-An, che continua ad esistere in un arcipelago di movimenti, gruppi e sigle che, se fossero unite, rappresenterebbero una considerevole forza politica. Ciò significa che la Destra nel nostro Paese è ancora viva” e “ha spazio ed opportunità per tornare ad essere protagonista”.
Nelle oltre settecento pagine di “Destra senza veli” è raccontato tutto questo, non dimenticando i risultati delle elezioni regionali e politiche con brevi schede biografiche degli eletti. Particolari approfondimenti sono inoltre dedicati al sindacalismo, al mondo della cultura in tutte le sue variegate sfaccettature (editoria, saggistica, spettacolo, musica), all’impegno ecologico di Fare Verde e a quello sportivo (del Cns Fiamma prima e dell’Asi poi), all’ambiente giovanile e a quello femminile, a persone ed iniziative che, nelle varie fasi della storia del partito, hanno contribuito a renderlo quel che è stato. A corredo del testo, c’è poi un apparato iconografico di più di 250 fotografie, che documentano l’impegno politico e culturale, i congressi, le vittime del cosiddetto antifascismo militante.
“Destra senza veli” è dunque una sorta di enciclopedia, che descrive quel che è stata la destra italiana e fa emergere, nella considerazione d’insieme e nelle conclusioni, il giudizio dell’autore. Che risulta sostanzialmente critico soprattutto quanto all’esperienza di Alleanza Nazionale, di cui Baldoni – sottolinea Francesco Severini nella sua recensione – salva alcuni aspetti (come l’allargamento ad altri soggetti e l’atteggiamento di inclusione di differenti percorsi non riconducibili al Msi) senza mancare però di mettere in evidenza gli elementi negativi. Come la riscontrata assenza di democrazia interna, la mancata valorizzazione degli intellettuali e la pressoché totale assenza di ogni progettualità culturale. Elementi questi che, secondo Baldoni, hanno portato ad un lento ed inesorabile disfacimento.
“Poteva sottrarsi la Destra a questo destino? Ecco l’interrogativo che emerge da queste dense pagine. Francamente – scrive Gennaro Malgieri nella prefazione – è difficile dare una risposta che valga per tutti. Personalmente credo di sì. Poteva e doveva sottrarsi”. E non dissolversi proprio quando ci si attendeva che “da una Destra rinnovata ed intorno al suo patrimonio di valori e idee si potessero costruire nuove sintesi politico-culturali, varare regole atte a far partecipare il ‘popolo dei militanti’ ad un progetto che avrebbe dovuto tenere insieme modernità e tradizione: una speranza questa sognata, accarezzata, perseguita, che ha animato la Destra in ogni fase della sua storia”. Alla luce di tali considerazioni viene da chiedersi se c’è ancora speranza. E se ha ancora senso, oggi, definirsi di destra. La risposta di Malgieri, basata sul lavoro di Baldoni, è che “l’adesione a un patrimonio valoriale non suscettibile di usura è ancora possibile. E se nessuno vorrà più qualificarlo come Destra poco male. L’importante è che continui ad esistere come una visione del mondo e della vita alla quale richiamarsi”.

http://www.ilgiornaleditalia.org/news/cultura/885574/Storia–senza-veli–della.html

 

ADN KRONOS, 19 febbraio 2017

Tre lanci per una delle agenzie di stampa più diffuse in Italia.

Politica: dal Msi a Fratelli d’Italia, 71 anni di ‘Destra senza veli’/Adnkronos

Roma, 19 feb. (AdnKronos) – Dal Movimento sociale a Fratelli d’Italia, dal 1946 ad oggi, 71 anni di ‘Destra senza veli’. Si intitola così l’ultima fatica (e non è soltanto un modo di dire viste la consistenza e le dimensioni dell’opera) di Adalberto Baldoni, giornalista e saggista che da “cronista scrupoloso e obiettivo alla ricerca della verità” ricostruisce le vicende iniziate nell’immediato dopoguerra, con la fondazione del Msi, il 26 dicembre del 1946 nello studio del notaio Renato Michelini, padre di Arturo, e terminate con la diaspora che anche in queste ore si cerca di superare, cercando di far nascere nuove formazioni che si richiamano alla tradizione e alle esperienze vissute in questo settantennio.
Anche se, scrive Gennaro Malgieri nella prefazione del libro, “verosimilmente le possibilità della ricomposizione di un soggetto politico unitario di destra in Italia non esistono più, almeno in tempi ragionevolmente brevi”. Diventa così inevitabile, leggendo le quasi settecento pagine dell’opera, edita da Fergen, veder emergere la contrapposizione tra un Movimento sociale che “‘doveva’ nascere” e “il fallimento politico e culturale di Alleanza nazionale”.
Certo, avverte ancora Malgieri, il libro di Baldoni non dà risposte che valgano per tutti, soprattutto ad una domanda fondamentale: “Da quando s’è eclissata, i nostri giorni sono segnati da balbettii incomprensibili che fanno capire a tutti come la politica sia un’altra cosa. Poteva la destra sottrarsi a questo destino? Personalmente -nota invece Malgieri- credo di sì, poteva e doveva sottrarsi”.
Politica: dal Msi a Fratelli d’Italia, 71 anni di ‘Destra senza veli’/Adnkronos (2)
(AdnKronos) – “La destra -è la sua analisi- si è sostanzialmente dispersa, un po’ per non aver creduto nelle sue potenzialità, un po’ per aver smarrito la sua strada cadendo in azzardi ‘politicisti’ che hanno finito per perderla come comunità. Dopotutto, checchè se ne dica, questa era la sua forza: una ‘comunità’ di destino’, come si diceva in ambienti missini tanto tempo fa”. Tuttavia, ricorda Baldoni, “i valori restano, non sono mai antiquati, ma eterni”, anche se “possono attorno mutare le circostanze esteriori”. Per questo, è la sua convinzione, si può sperare nella ricostruzione “di una destra credibile, concreta, onesta, orgogliosa del suo passato ma che guarda al futuro con un suo progetto politico, ideale e culturale per affrontare almeno i prossimi settant’anni”. Una speranza, nota Malgieri, inserita al termine di “un libro non ideologico, ma di storia”, che “autorizza, comunque, nelle vicende che racconta, ad immaginare una destra che abbia caratteristiche alle quali è venuta meno e per questo si è decomposta. Al di là degli umani errori politici”.
Politica: dal Msi a Fratelli d’Italia, 71 anni di ‘Destra senza veli’/Adnkronos (3)
(AdnKronos) – Alla fine ci si trova così in presenza di “un’operazione verità”, che arriva attraverso un racconto puntuale dove trovano posto vicende che hanno lasciato un segno nella storia o nella semplice quotidianità; uomini e donne, leader e protagonisti meno noti, che sul piano nazionale e locale, con battaglie ideali in Parlamento e nelle piazze, nei congressi nazionali come nelle sezioni più anonime, hanno scritto la storia della destra.
Pagine note che in alcuni casi si legano in maniera inevitabile alla storia internazionale ed italiana, a volte particolarmente drammatiche, come durante gli Anni di piombo. Ma anche capitoli dedicati ad aspetti a volte poco approfonditi o meno noti, come le donne e la questione femminile, oppure la nascita del Bagaglino, definito il ‘cabaret più anticonformista’, frutto dell’iniziativa degli ‘anarchici di destra’.
Il tutto affidandosi in alcuni casi a cifre e dati relativi ai risultati elettorali, agli eletti, agli iscritti; supportando il racconto con un’ampia bibliografia; lasciando parlare in alcuni casi fotografie, giornali dell’epoca e citando osservatori esterni. Come Giorgio Bocca, che da esponente di una generazione e di un’esperienza che aveva rifiutato “l’idea che potesse esistere in Italia un movimento politico come il Msi”, si convinse poi che “‘doveva’ nascere e che ha svolto una funzione utile di vaso di raccolta del popolo della destra”.

Politica: dal Msi a Fratelli d’Italia, 71 anni di ‘Destra senza veli’/Adnkronos

IL MATTINO, 11 marzo 2017

Articolo di Erika Di Santo

NOTIZIARIO LETTERARIO AR, marzo 2017

DESTRA SENZA VELI. 1946-2017
Baldoni, Adalberto
Fergen, 2017

Baldoni ripercorre, con dovizia di documentazione, la storia della destra italiana, dalla nascita del MSI fino ad oggi, compresa la scomparsa politica di Fini ed i suoi strascichi giudiziari. Gli eventi sono narrati svelando tutti i retroscena che hanno caratterizzato, prima la sopravvivenza politica dei post-fascisti, poi il loro inserimento nello scenario nazionale. Le segreterie di De Marsanich e di Michelini furono caratterizzate dal tentativo di inserirsi nelle “dinamiche parlamentari”, stagione proseguita da Almirante con l’esperimento della Destra Nazionale. Il congresso mancato di Genova e l’appoggio al governo Tambroni, il sessantotto e gli anni di piombo, furono momenti fatidici per la comunità missina, sempre vissuti sotto la “spada di Damocle” dello scioglimento per legge. La segreteria di Fini, la breve parentesi di Rauti, tangentopoli e la destra di governo, la svolta di Fiuggi e il riconoscimento internazionale segnarono l’apogeo dei post-fascisti, ma fu lì che maturò il fallimento politico successivo. L’errore di fondersi con FI in un partito magmatico e personalistico ha segnato la fine di AN, che è stata fagocitata dai berlusconiani, per l’incapacità di esprimere una forte identità riconducibile a valori qualificabili di “destra”. La scelta compiuta da Fini, confusa ed incomprensibile, ha dissolto definitivamente l’eredità del MSI, lasciando macerie ed una comunità politica smarrita, senza saldi punti di riferimento se non nel culto della memoria storica. Nel racconto di questi settant’anni sono compresi anche approfondimenti sulle strutture parallele al partito, dalla CISNAL al FUAN, dal FdG a Fare Verde, dal Cns Fiamma fino alle attività editoriali, al cabaret del Bagaglino, ai Campi Hobbit ed alla musica alternativa.
Novità in libreria, 748 pagine, 22 €

SECOLO D’ITALIA, 13 febbraio 2017

Riportiamo la recensione firmata con lo pseudonimo di Francesco Severini
“Destra senza veli”. Nel nuovo libro di Baldoni passioni e lotte ancora attuali

di FRANCESCO SEVERINI
lunedì 13 febbraio 2017 – 15:57
Oltre settecento pagine di storia. Dai primi passi di quei reduci che diedero poi vita al Msi fino alle ultime, dolorose lacerazioni che hanno segnato il cammino della destra italiana, passando per la storia di Alleanza nazionale. Il nuovo libro di Adalberto Baldoni, Destra senza veli (1946-2017), edito da Fergen (info@fergen.it), può essere letto in due diversi modi: da un lato c’è la cronaca, puntuale, documentata, con numerosi testimoni ascoltati direttamente in merito alle vicende raccontate. Dall’altro c’è la visione d’insieme sulla storia della destra italiana, al di là e oltre i particolari episodi, letta in una prospettiva che non è di evoluzione ma di progressiva decadenza. Oltre il racconto, dunque, c’è la tesi dell’autore. Ed è chiaro, dall’impostazione che Adalberto Baldoni dà al suo lavoro, il giudizio storico negativo sull’esperienza di Alleanza Nazionale e la sottolineatura, al contrario, degli elementi vivi e vitali che dall’eredità del Msi potrebbero ancora essere recuperati.

Il giudizio su An
Attenzione però: Baldoni non butta a mare tutta la storia di An per rivalutare, in chiave nostalgica, ciò che c’era stato prima. Positivo, a suo avviso, l’allargamento ad altri soggetti, l’atteggiamento di inclusione di differenti percorsi non riconducibili al Msi. Ma poi c’è stata la degenerazione correntizia che ha logorato tutto, trasformando quella che era stata una nobile battaglia ideale in lotta interna tra gruppi ciascuno dei quali era proteso alla salvaguardia degli spazi di potere interno conquistati. Ma la critica più forte che si trova nel libro è quella verso la mancata valorizzazione degli intellettuali. La rinuncia, insomma, a supportare con un progetto culturale il cammino di An. Un vuoto in cui – annota Baldoni – spicca tuttavia il ruolo di Marzio Tremaglia quale assessore alla Cultura della Lombardia dal 1995 al 2000. Infine, viene rilevata non a torto una mancanza di democrazia interna che portò oggettivamente il leader Gianfranco Fini a ritenersi del tutto libero dai condizionamenti di un dibattito interno peraltro del tutto inesistente.

La tesi di fondo
Scontato, da ultimo, il giudizio negativo sulla parabola di Fini e su Futuro e libertà, che l’autore interpreta come una manovra di sabotaggio del governo di centrodestra pilotata da Giorgio Napolitano al fine di realizzare un “golpe bianco”, dando credito al racconto di Amedeo Laboccetta in un libro edito nel 2015. Anche in questo caso l’autore raccoglie numerose testimonianze, limitandosi tuttavia a coloro che si sono pentiti dell’approdo in Fli. E’ la parte del libro dove, venendo meno la necessaria distanza tra i fatti raccontati e chi li rievoca, si finisce col fornire un’interpretazione ancora viziata da risentimenti e giudizi emotivi.

Se la tesi di fondo che percorre il libro è quella, tutt’altro che nuova, secondo cui solo all’interno dell’orizzonte della destra occorre muoversi per dare il proprio contributo alla vita politica del paese; se da questo bisogna ripartire senza prendere atto di quanto le etichette risultino oggi contenitori vuoti o peggio recinti “incapacitanti”, libri come quello di Baldoni vanno presto completati lavorando sull’attualità, specificando i valori cui fare riferimento. Ma – come scrive Gennaro Malgieri nella sua prefazione – Destra senza veli non è un libro ideologico, ma di storia. Una storia che è anche storia di una “decomposizione”. Eppure “l’adesione a un patrimonio valoriale non suscettibile di usura è ancora possibile. E se nessuno vorrà più qualificarlo come Destra poco male – conclude Malgieri – l’importante è che continui ad esistere come una visione del mondo e della vita alla quale richiamarsi”.

“Destra senza veli”. Nel nuovo libro di Baldoni passioni e lotte ancora attuali

 

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